Quando abbiamo iniziato a parlarne, sembrava un’idea quasi strana.
Una scuola di programmazione e robotica… per ragazzi? A Napoli?
Eppure, più ascoltavo i genitori del Vomero e dell’Arenella, più capivo che era il momento giusto.
In città ci sono tantissime attività per bambini e adolescenti: calcio, danza, doposcuola, musica. Ma mancava qualcosa che preparasse davvero i ragazzi al futuro. Non al futuro “fantascientifico”, ma a quello reale: dove saper programmare, capire un algoritmo o costruire un robot non è un vezzo geek, ma un modo concreto per sviluppare logica, creatività e autonomia.
Così è nata Einstein Coding: la prima scuola al Vomero-Arenella che insegna programmazione e robotica a ragazzi dai 7 ai 17 anni. Un laboratorio dove la tecnologia non è fine a se stessa, ma diventa un linguaggio per capire il mondo.
Da un’idea a un’aula piena di entusiasmo
Il progetto è nato quasi per caso. Un gruppo di ingegneri, educatori e appassionati di tecnologia si è chiesto: “Perché un ragazzo napoletano deve aspettare l’università per toccare con mano la robotica?”
Siamo partiti in piccolo. Una stanza, dieci computer, dieci ragazzi, e una decina di kit di robotica. All’inizio i robot non funzionavano quasi mai come dovevano. Si incastravano, giravano a vuoto, sbattevano contro i muri. Ma quel caos era bellissimo: era apprendimento puro.
Un giorno, un bambino di nove anni — lo chiamerò Luca — aveva costruito un robot che continuava a muoversi in cerchio. Era frustrato, quasi in lacrime. Poi ha capito che aveva invertito un cavo del motore. Quando l’ha corretto, il robot ha preso la direzione giusta e Luca ha urlato: “FUNZIONA!”.
In quell’urlo c’era tutto il senso del progetto: la scoperta, l’errore, la risoluzione, la gioia autentica di aver capito da solo.
Cosa si fa in classe
Ogni gruppo ha il suo percorso:
- i più piccoli (7-10 anni) iniziano con Scratch e micro:bit, per imparare le basi della logica e della programmazione attraverso il gioco;
 - i pre-adolescenti (11-13 anni) passano a Python e alla robotica con LEGO Mindstorms;
 - i più grandi (14-17 anni) costruiscono progetti veri: bracci meccanici, sensori, stampanti 3D, piccoli robot autonomi.
 
Non si tratta di “lezioni frontali”. Si lavora in gruppo, si sbaglia, si discute, si smonta e si ricostruisce. Gli insegnanti — tutti con background in ingegneria o scienze dell’educazione — agiscono più come mentori che come professori.
Una volta al mese, invitiamo anche professionisti napoletani del mondo tech. Non per fare conferenze, ma per raccontare storie: startup fallite, prototipi funzionanti, sfide vere. Vogliamo che i ragazzi vedano persone reali, non solo teoria.
Una scelta diversa, anche nel metodo
Molte “scuole di robotica” fanno giocare i ragazzi con kit già pronti. È divertente, ma non insegna davvero a pensare come un programmatore.
Noi invece preferiamo un approccio più profondo: progettare da zero, capire gli errori, documentare il processo. Ogni errore è una lezione. Ogni successo è la conseguenza di dieci tentativi.
Un genitore, alla fine di una lezione, mi ha detto: “Mio figlio ha passato due ore senza toccare il telefono. E non voleva andare via”. È questo il nostro vero risultato.
Perché proprio al Vomero-Arenella
Abbiamo scelto il Vomero-Arenella perché è un quartiere che rappresenta bene Napoli: dinamico, pieno di famiglie che vogliono dare ai figli opportunità nuove, ma anche radicato nei suoi ritmi. È facilmente raggiungibile e soprattutto è un quartiere curioso, aperto alle novità.
Essere la prima scuola di coding e robotica per ragazzi qui non è un’etichetta: è una responsabilità. Significa creare un punto di riferimento, dimostrare che anche nel Sud si può fare innovazione educativa concreta, senza slogan.
Una scuola che impara insieme ai ragazzi
Siamo onesti: non è stato facile. Insegnare tecnologia a ragazzi di età diverse richiede pazienza, empatia e formazione continua. Abbiamo sbagliato tanto — lezioni troppo difficili, kit difettosi, progetti andati storti — ma ogni errore ci ha fatto crescere.
Oggi ogni insegnante partecipa a un percorso di aggiornamento mensile. Impariamo dai nostri studenti tanto quanto loro imparano da noi. Questo è il nostro modo di restare autentici e competenti — proprio come Google consiglia nei suoi principi di contenuto di qualità: esperienza, competenza, autorevolezza e fiducia (fonte: Backlinko).
Non una “moda”, ma un investimento
Negli ultimi anni si parla molto di “coding per bambini”, ma spesso come di una moda passeggera. Noi crediamo invece che sia un linguaggio universale, al pari dell’inglese o della matematica.
Come genitori, molti si chiedono: “A cosa serve far imparare Python a un dodicenne?”
Serve a sviluppare metodo, precisione e creatività. A imparare che ogni problema può essere risolto con un approccio logico. E anche se non tutti diventeranno programmatori, tutti potranno diventare persone più capaci di capire e costruire il mondo che li circonda.
Uno sguardo al futuro
Il prossimo passo è aprire la scuola alle collaborazioni con aziende tech e università locali.
Immagina un ragazzo di 16 anni che presenta il suo primo robot a un hackathon napoletano. O una studentessa di 14 anni che progetta una piccola app per il suo quartiere. È questo il futuro che immaginiamo: giovani che non solo usano la tecnologia, ma la creano.
Napoli ha bisogno di luoghi come questo: spazi in cui i ragazzi possano sperimentare, sbagliare, crescere e sognare — senza dover andare via.
Vuoi capire davvero come nasce la passione per la tecnologia?
Passa un pomeriggio con noi: guarda un ragazzo che costruisce il suo primo robot e sorridi con lui quando finalmente funziona.
Quella scintilla negli occhi — quella — è il motivo per cui è nata Einstein Coding.